Assemblee scelte a sorte
Una obiezione comune alla democrazia diretta è che su larga scala è impossibile dare ai cittadini poteri di decisione diretta senza compromettere l’equità politica.
Una risposta che risolve l’obiezione è che ciò è possibile con (...) la creazione di assemblee di cittadini con poteri decisionali i cui membri siano scelti a sorte.
Se l’assemblea è abbastanza grande, essa rifletterà la varietà di caratteristiche che si trova all’interno della popolazione, nessun gruppo sociale ne sarà escluso.
I componenti dovrebbero essere scelti a caso, estraendo a sorte dalle liste elettorali, e dovrebbe essere prevista la rotazione, ossia un tempo limitato di servizio, non ripetibile. Così ogni cittadino avrebbe un’uguale probabilità di essere scelto e se il sistema fosse esteso in tutti gli ambiti amministrativi, la probabilità sarebbe anche alta.
La scelta ad estrazione costituisce una valida alternativa alle elezioni competitive e sicuramente ridurrebbe il potere dei partiti politici sulle scelte dell’assemblea. Anche se oggi le elezioni competitive sono così usate da essere ritenute il solo sistema democratico per scegliere i legislatori, le assemblee estratte a sorte hanno una storia molto antica. Infatti ad Atene, dove nacque la democrazia nel V sec. a.C., sia il Consiglio dei 500 che quasi tutti gli amministratori della città, venivano scelti ad estrazione. Oggi il sistema ad estrazione viene utilizzato in determinati paesi, specie in quelli anglosassoni, per selezionare la giuria che giudica i processi.
Ma negli ultimi decenni si è fatto sempre più uso della selezione per estrazione nelle giurie dei cittadini, nelle consensus conferences e in generale nei processi partecipativi. La situazione più vicina alle Assemblee Legislative scelte a estrazione, si è avuta nelle Assemblee dei Cittadini per la Riforma Elettorale nel Columbia Britannico e nell’Ontario, in Canada. Tuttavia in questi due casi le raccomandazioni sono state poste a quesito referendario, anziché divenire direttamente leggi.
Nel Regno Unito è stato di recente proposto che la Camera dei Lords venga sciolta e rimpiazzata da una Assemblea dei Cittadini estratti a sorte. In questo caso non ci sarebbero costi aggiuntivi per la democrazia, ma la semplice sostituzione di rappresentanti per diritto ereditario, come è attualmente la Camera dei Lords, con rappresentanti estratti a sorte.
Nel libro verde del Consiglio d’Europa intitolato “The Future of Democracy”, c’è la proposta di creare un’Assemblea dei Cittadini con i membri selezionati a caso, che si incontri un mese l’anno per discutere e rivedere le leggi approvate dal parlamento di cui un terzo dei deputati abbiano fatto richiesta di riesame.
L’estrazione a sorte non crea un’assemblea di rappresentanti come noi li concepiamo, ossia di persone responsabili verso un determinato sottogruppo di elettori. Invece l’idea è quella di creare un’assemblea con una notevole differenziazione di esperienze e competenze su cui appoggiare le deliberazioni. Diversamente da oggi i cittadini che vengono estratti a sorte per partecipare a un’Assemblea dei cittadini, non potrebbero trasformare questo impegno in una carriera.
L’uso dell’estrazione a sorte realizza il principio democratico che i cittadini possono realizzare le leggi a cui poi loro stessi poi devono ubbidire. Le Assemblee dei Cittadini estratti a sorte possono essere adatte a situazioni in piccola scala e in grande scala, fino a livello nazionale e oltre.
È possibile fare in modo di assicurare l’uguaglianza dei sessi, la presenza di gruppi marginalizzati, e la provenienza da ogni area geografica. I costi dipendono dalle assemblee che si vogliono realizzare e dal fatto se sostituiscono una camera già esistente (Camera dei Lords nel Regno Unito o il Senato in Italia).
Difetti della democrazia rappresentativa
Non rappresentazione
Le persone elette come rappresentanti non rappresentano demograficamente il paese. Sono spesso più ricchi e più educati, c’è una predominanza dei maschi e della razza maggioritaria, del gruppo etnico e della religione più diffusi, rispetto a un campione estratto a caso dei cittadini di quel paese. Spesso ci sono delle professioni che predominano, come quella degli avvocati in Italia o degli impiegati in Danimarca.
Conflitti di interesse
Non sempre gli interessi degli eletti coincidono con quelli dei loro elettori. Ad esempio gli eletti votano le loro retribuzioni. Il loro interesse è che il loro salario sia il più alto possibile, l’interesse dell’elettore è quello che sia il più basso possibile, visto che il salario degli eletti è pagato con le tasse dei cittadini. In Svizzera, uno dei pochi paesi al mondo dove la retribuzione degli eletti è soggetta a referendum popolare, lo stipendio degli eletti è uno dei più bassi d’Europa.
Corruzione
La concentrazione del potere che è caratteristico nella democrazia rappresentativa, facilita la creazione della corruzione. è più facile corrompere una sola persona, o un gruppetto di persone che decidono su un determinato argomento, piuttosto che tutto il popolo.
Partiti politici e oligarchia
Per partecipare alle elezioni ed essere eletto, non bastano solo le qualità umane del candidato, ma bisogna far parte di una struttura organizzata, con conoscenze e soldi, chiamata partito. A volte le idee del candidato coincidono al 100% con quelle del partito, a volte no. Chi fa parte di un partito fa parte di una élite, che si contende il potere in un sistema oligarchico, di pochi.
Clientelismo e nepotismo
Spesso gli eletti nominano in cariche pubbliche persone legate a loro da rapporti di fedeltà, di riconoscenza o di parentela, invece che in base alla loro competenza, con gravi danni all’erario e mancanza di capacità nei punti chiave dell’amministrazione pubblica.
Mancanza di trasparenza
Nella democrazia rappresentativa molte decisioni vengono prese tenendo all’oscuro i cittadini, con accordi di partito o di poteri economici.
Mancanza di rendicontazione
Gli eletti sono liberi in base alla Costituzione di agire come preferiscono. Le promesse fatte prima delle elezioni sono spesso disattese e a volte gli eletti agiscono diversamente dai desideri dei loro elettori. Spesso poi alle elezioni ci si basa su slogan che non dicono quasi niente delle intenzioni reali del candidato.
La classe sociale dei politici
Dal libro “La classe politica” di Gianfranco Pasquino: “...la classe politica offre notevoli esempi di conformismo e scarsi esempi di indipendenza, notevole rispondenza alle direttive di alcuni dirigenti e scarsa attenzione alle preferenze della maggior parte degli elettori. (…) Il problema è che un po’ ovunque la classe politica cerca non soltanto di mantenere il suo potere, anche quello, pur limitato, di quando si trova all’opposizione, ma cerca altresì di aumentare i suoi privilegi, di aumentare i fondi a sua disposizione sotto forma di indennità di carica e di finanziamenti e rimborsi per le campagne elettorali e per le organizzazioni politiche e partitiche, e di sfuggire alla legge. E ciascuno dei componenti della classe politica lo fa cercando, e troppo spesso trovando, complicità, ovvero, come ho già scritto, omertà, negli altri componenti della classe politica: uno scambio di favori a futura memoria; e cerca di procurarsi altre posizioni gratificanti per quando sarà costretto ad abbandonare le cariche elettive più propriamente politiche. Questi uomini e, più raramente, queste donne, di mezz’età, mediamente più istruiti delle loro cittadine-elettrici e elettori, divenuti benestanti grazie alla politica e, almeno nel loro ambiente, riveriti, esibiscono talvolta persino un po’ di disprezzo per i loro concittadini e soprattutto sembrano convogliare scarso rispetto per quelle leggi che pure hanno contribuito a scrivere. È allora che nasce irreprimibile la critica, generalizzata e legittima, ma talvolta eccessiva, diretta contro la classe politica.”
(da: “Democrazia dei cittadini” di Paolo Michelotto, Troll Libri, 2008.
La versione in pdf è scaricabile gratuitamente dal sito: www.paolomichelotto.it)
Paolo Michelotto è nato e vissuto a Vicenza fino al 2002, quando si è trasferito a Rovereto.
Vorrebbe la migliore delle società possibili e ritiene che per ottenere questo non occorrano rivoluzioni, ma basti prendere esempio dalle pratiche migliori e dalle esperienze del mondo dove la democrazia è viva e funziona. Ovunque c’è qualche idea buona, la si può studiare e cercare di applicare anche da noi.
E' profondamente convinto che i cittadini siano saggi e capaci di amministrarsi al meglio.
E' autore del libro “Democrazia dei Cittadini”.
Fa parte dell’Associazione PartecipAzione Cittadini Rovereto il cui blog è:
http://www.cittadinirovereto.it
Non tirate in ballo la democrazia della polis ateniese che era rivolta solo ai maschi a meno che anche voi non vogliate fare lo stesso.
RispondiEliminaCara Matilde, se è per questo, al sorteggio della Bulé non potevano accedere neppure gli schiavi... ma non puoi DAVVERO contestarci di voler tornare a quei tempi! Se hai avuto la curiosità e la pazienza di leggere TUTTI i post di questo blog (puoi anche scaricarti il pdf dalla pagina "Progetto Bulé - il pdf", se ti è più comodo), compresi quelli che appaiono sotto la scritta "Post più vecchi" in fondo alla Home, avrai visto che nel nostro ideale progetto di massima di riscrittura delle regole abbiamo previsto che il 50% dei sorteggiati (in Parlamento, Regione e Comuni) siano donne. Dunque, per favore, siamo aperti a qualsiasi critica e suggerimento, visto che non ci riteniamo infallibili e sappiamo bene che il nostro Progetto è sicuramente migliorabile. Però evitaci critiche "a pelle" che non servono a niente e a nessuno, e contestaci - se ne hai motivo - elementi CONCRETI della nostra proposta. Grazie in ogni caso per averci dedicato la tua attenzione.
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